Descrizione

Le mura e le porte

Il centro storico di Busca conserva l’impianto urbanistico medioevale.
La cinta muraria, realizzata a metà del ‘400, dotata di merlatura guelfa, è ancora visibile a tratti: a nord, lungo corso Giolitti, inglobata nelle case settecentesche; a ovest, in viale Concordia, dietro i condomini dell’Annunziata; a sud-ovest nei bastioni che danno sul Talutto e sul Maira.

Delle cinque porte è visibile quanto resta della Porta Buffa, in viale Concordia e Porta Santa Maria, in corso Giolitti.
Quest’ultima, in particolare, è ben conservata. Eretta tra il XV e il XVI secolo, porta i segni delle successive vicende belliche; interessante un graffito inneggiante a Luigi XIV di Francia.
Sono ancora visibili le tracce degli antichi cardini. Sulla volta dell’arco lacerti di affreschi a tema mariano potrebbero essere attribuiti ai Biazaci.

Chiesa Parrocchiale "Maria Vergine Assunta"

Procedendo oltre porta Santa Maria, si arriva alla chiesa parrocchiale intitolata a Maria Vergine Assunta, grande costruzione settecentesca di Francesco Gallo.
Venne eretta nel 1717 sul sito della precedente chiesa gotica, sorta nel ‘300 dall’unione delle parrocchie precollinari. Del primo edificio resta il campanile, molto rimaneggiato e privato della cuspide nel 1740.
La facciata è in cotto a due piani divisi da un cornicione. Nella parte inferiore si apre il grande portale, rimasto incompiuto. Il portone in noce di Castelli è del 1728.

Nel vasto e luminoso interno a sala con lesene corinzie, l’attenzione è attratta dalla prospettica apertura sull’infinito del presbiterio, interamente affrescato tra il 1782 e il 1785 da Carlo Scotti con fatti della vita di Maria e la sua assunzione al Cielo, una grandiosa composizione che rimanda ai grandi artisti del ‘500 italiano.
Di notevole valore la balaustra che chiude il presbiterio. E’ in alabastro di Busca, disposto in modo da simulare il legno di noce. Ai lati della navata vi sono due altari del Gallo, con stucchi di Cipriano Beltramelli del 1728.

Confraternita della SS. Annunziata

Antistante la parrocchia, via Cesare Battisti conduce alla chiesa “Bianca”.
La chiesa, gioiello dell’architettura buschese, ha origini molto antiche. La prima sede dei confratelli dal saio bianco fu costruita nel 1330 e rifatta nel ‘500. L’attuale costruzione progettata da Francesco Gallo fu realizzata tra il 1728 e il 1735.
L’edificio a pianta centrale presenta sia all’esterno sia all’interno un delicato e armonioso gioco di pieni e di vuoti che si compie nel tiburio poligonale della cupola e nello slanciato campanile.

All’interno, una soffusa illuminazione esalta la plastica composizione di lesene, cornici e stucchi, animata dall’unitaria decorazione pittorica di Giuseppe Delamano che risale al 1736. Nel presbiterio la mirabile icona dell’altar maggiore riprende il tema dell’edificio, l’Annunciazione.
Particolarmente significativo è il coro. Gli stalli sono opera di Antonio Selletti, i dipinti del Delamano. Nelle nicchie dei piloni, le plastiche figure dei quattro evangelisti sono opera del Clemente (1756).

Confraternita della SS. Trinità

Nel cuore della città si trova la Confraternita della Santissima Trinità, detta anche “Rossa”.
Venne costruita dai confratelli nel 1652 sulle rovine del castello inferiore, una roccaforte del ‘200 che sorgeva intorno alla torre, di probabile origine romana, oggi “torre della Rossa”. Accanto alla chiesa, nel 1698, sorse l’ospedale dei poveri, l’opera caritativa dei confratelli dal saio rosso.
E’ il più antico edificio barocco buschese, il cui interno è arricchito dalla splendida opera pittorica di Giuseppe Dalamano, con la SS. Trinità che incorona Maria, e dalla decorazione a stucco. Si tratta di un’opera di altissima qualità, riconducibile al castello del Valentino di Torino, che rivela l’aggiornamento culturale di Busca ai tempi dei Savoia Carignano. Da notare la grande conchiglia, l’erma di sostegno all’ingresso della sacrestia e i tralci di vite che, nella volta, scandiscono le scene della Genesi. La facciata, restaurata nel 2000 è suddivisa in due ordini, è animata da un interessante discorso simbolico e presenta nelle nicchie le virtù Teologali.
Bellissima la balaustra in alabastro di Busca.

La prima cappella entrando a destra è quella dei “filatori”, fiorente attività buschese fin dal ‘600.
Conserva la pala di San Giobbe ed è chiusa da una splendida cancellata in ferro battuto del 1765. Di grande valore il coro, il cui arredo ligneo è opera di intagliatori di mestiere come Rosso da Sospello e Gaspare Plazente.

A destra della facciata è visibile il santuarietto della Madonnina cui si accede dall’interno della chiesa, a sinistra dell’ingresso. Custodisce un dipinto della Madonna, che un tempo si trovava in via d’Azeglio, angolo via Umberto I. Si tratta di un’effige quattrocentesca, forse opera giovanile dei Biazaci, che nel 1745, in un momento di grandissima calamità cittadina, raccolse in preghiera i buschesi. Per le grazie ricevute, la Madonnina divenne la taumaturga patrona della città, che la onora in agosto con la più grande festa dell’anno.
La Chiesa è stata restaurata nel 2000.
La torre “della Rossa” è il simbolo della città.

Confratria di San Antonino

L’edificio si trova in quello che era il cuore del primitivo centro fortificato eretto nei secoli X e XI, oggi piazza Diaz.
La Chiesa, dedicata a S. Michele Arcangelo, fu ristrutturata nel 1647 in forme barocche e divenne sede della Confratria di San Antonino. Nel ‘700 fu assimilata all’ospedale dei poveri.
Con le leggi napoleoniche venne chiusa al culto e successivamente divenne sede del teatro comunale.
Nel 2009, dopo la ristrutturazione, è stato ridestinato a sede di teatro civico.

Palazzo San Martino e Torre civica

Palazzo San Martino si trova in via Cavour ed è sede del municipio. Fu costruito nella seconda metà del ‘700.
La galleria al primo piano fu decorata da B. Giuliano nel 1855 con storie mitologiche di Venere. Il salone comunale è arredato secondo gusti neoclassici.
La torre è di fine ‘800, in cotto, stile neo-gotico romantico.

Il Borgo Biandone: la filanda e il ponte “romano”

Dietro la “Rossa”, la discesa Biandone porta al Borgo, una zona sorta nei primi anni del ‘400 allorché i signori del luogo, i conti della Morea, iniziarono l'attività serica sfruttando le ruote ad acqua.
La filanda, in un crescente sviluppo, ebbe una grande fioritura nel 1700, quando venne costruito l’edificio in pietre del Maira. Si produceva seta di altissima qualità famosa persino in America.
L’opificio chiuse durante l’ultima guerra, quando gli ultimi proprietari, i Sinigaglia, ebrei, dovettero fuggire.
Nei pressi della filanda, attraversa il Maira l’antichissimo ponte romano rifatto in epoca successiva.

La cappella di San Sebastiano

Proseguendo per via Valentino si arriva alla cappella di San Sebastiano. Dedicata al santo protettore dalla peste, nella parte absidale è anteriore al 1000.
La primitiva cappella, piccolissima, che comprendeva l’abside, fu ampliata nel XIV secolo con la parte decorata a dentelli. Nel ‘400 fu aggiunto il portico, in seguito tamponato.

La decorazione della crociera di copertura del portico fu realizzata dalla scuola dei fratelli Biazaci intorno alla metà del ‘400.
Racconta nelle quattro vele la storia di San Sebastiano comandante della prima Coorte di Diocleziano che subì il martirio nel IV secolo. Il dipinto in sette scene narra la vicenda del santo.

Il racconto, tratto dalla Legenda Aurea di Jacopo Da Varagine, è svolto con mirabile sintesi in sette scene a partire dalla semivela sovrastante l’ingresso.
Molto bella è la scena seconda, dove il volto del santo, di grande sensibilità, rivela la mano di Tommaso Biazaci.

Torre di Attissano

Sorge nella campagna di Attissano di fronte alla cappella di San Bernardo di cui sorregge il campaniletto fin dal 1759. E’ una tipica torre medioevale costruita con pietre di fiume, la cui forma arrotondata può racchiudere antiche radici storiche. Era più alta e sino al ‘400 si chiamava torre del Pignolo. Doveva essere una torre di avvistamento e di controllo militare quando Busca non esisteva ancora e ai segnali di pericolo gli abitanti si rifugiavano nel “castelliere”, una fortificazione che si trovava nei pressi dell’attuale Roccolo.

Cappella di San Giacomo

Fuori le mura, lungo la strada che porta a Saluzzo, la cappella dedicata a San Giacomo esiste fin dal ‘400. In questo luogo sorgeva un’area abitata, circondata da un muretto detto “mastrella” con tettoie e porticati per i viandanti. Si ritiene che la zona e la cappella abbiano avuto attinenza con il passaggio di pellegrini diretti al santuario di Santiago di Compostela in Spagna.



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