Invece del patto di stabilità ci vuole il patto per la crescita

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Data:

28 Dicembre 2011

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Il logo del Movimento
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Invece del patto di stabilità i Comuni hanno bisogno di un patto per la cresita" lo afferma il sindaco Luca Gosso, in qualità di portavoce del Movimento dei Sindaci del Piemonte, che diffonde un comunicato sulla sua posizione circa la manovra di Natale del governo Monti.

"Il patto di stabilità - affermano i sindaci del Movimento - impedisce ai Comuni di utilizzare fondi che potrebbero spendere per gli investimenti e la manutenzione del territorio e per far ripartire l’economia permettendo di lavorare alle imprese: ci vorrebbe un patto per la cresita. Sono soldi che già abbiamo in cassa, ma che non possiamo spendere, perché il resto della pubblica amministrazione non riesce a diminuire il suo deficit. Nei comuni ci sono 40 miliardi di soldi fermi: occorrere metterli in movimento. Ecco una misura da adottare subito per lo sviluppo”. 

Per quanto concerna la nuova tassa comunale il Movimento dice che sarebbe meglio chiamarla ISU: imposta statale immobili. "Oppure - spiega Gosso - se vogliamo chiamarla davvero IMU, imposta municipale, lasciamo veramente il suo gettito per intero ai Comuni, insieme con la possibilità di programmare in toto le politiche per il territorio. In cambio i Comuni potrebbero rinunciare a tutti gli altri trasferimenti statali”. 

Non è positivo, dunque, nel complesso, il giudizio del Movimento sulla “manovra di Natale” del governo Monti, approvata definitivamente dal Senato il 22 dicembre scorso. 

Le perplessità riguardano appunto l’IMU, anche se si apprezzano alcune aperture sul patto di stabilità e il rinvio di un anno delle norme che sopprimono i piccoli comuni: “una decisione che servirà per trovare nuove soluzioni, condivise, nel codice delle autonomie”. 

Nonostante il nome – spiega il portavoce -, la maggior parte del gettito della nuova tassa non finirà nelle casse dei Comuni. Essa non porterà maggiori, o almeno più eque, risorse ai Comuni. Semplicemente l’IMU trasforma i Sindaci in esattori per conto dello Stato”.

Ma sarebbe meglio stare senza?
Va detto - risponde il sindaco - che togliere l’ICI prima casa era stato un errore: era l’unica tassa legata al territorio. Ma per come si presenta ora l’IMU, soprattutto nei territori montani essa provocherà un ulteriormente deprezzamento degli immobili”. 

Voi sostenete dunque che essa non porterà maggiori entrate ai Comuni?
“Ai Comuni con una mano viene concessa una parte del gettito della nuova tassa, ma con l’altra viene sottratto l’introito che supera l’attuale ICI. In sostanza non cambierà nulla. E se un Comune volesse abbassare l’aliquota ai propri cittadini, dovrebbe corrispondere la differenza allo Stato. Ma questa eventualità, che è anche la sola autonomia concessa ai Comuni, quella di decidere l’aliquota, è puramente ipotetica, vista l’entità dei tagli che colpiscono alla fonte i Comuni. In realtà l’aumento della tassa comunale non servirà per migliorare i servizi, ma soltanto, se va bene, per mantenerli”. 

Ricordiamo allora quali sono i principali fra questi tagli “alla fonte”
Complessivamente i tagli ai Comuni, sommati al patto di stabilità, nel 2012 ammonteranno a 8,5 miliardi di euro. Ed in più ci sono l’azzeramento del fondo nazionale per la non-autosufficienza, la drastica riduzione del fondo per le politiche sociali ed in particolare per le politiche famigliari, i tagli che si abbattono sui Comuni come effetto cascata dai tagli applicati alle Regioni…” 

Ed in particolate sull’IMU, lo Stato tratterrà da subito metà del gettito sulla seconda casa…
Esatto; inoltre opererà un taglio al fondo di riequilibrio già definito in 1.627 miliardi nel 2012, 1.762 nel 2013 e 2.162 miliardi nel 2014. E così i contribuenti da un lato pagheranno l’IMU e dall’altro vivranno in comuni che non potranno fare investimenti e faticheranno a mantenere i servizi. Il contrario di quanto serve per rilanciare la crescita”.


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