A Ceretto per ricordare che la libertà non è gratuita né scontata

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leri il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, ha commemorato ufficialmente il 74° anniversario della Strage. Gli interventi dei sindaci di Busca e Costigliole Saluzzo

Data:

08 Gennaio 2018

Tempo di lettura:

4 min

Da sinistra, i Sindaci di Costigliole Saluzzo, Oriolo, Busca e il Presidente della Regione Piemonte alla commemorazione del 74° anniversario della Strage di Ceretto
Da sinistra, i Sindaci di Costigliole Saluzzo, Oriolo, Busca e il Presidente della Regione Piemonte alla commemorazione del 74° anniversario della Strage di Ceretto
Ieri mattina è stato il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, a commemorare ufficialmente il 47° anniversario della strage di Ceretto, in cui il 5 gennaio 1944 morirono per mano nei nazifascisti  27 civili. “Chi in quei tempi scelse di lottare per la libertà lo fece seguendo pensieri a lungo termine e non l’interesse del momento” E’ stato questo il concetto forte del suo intervento, particolarmente significativo in tempo di campagna elettorale appena avviata.

Il sindaco di Busca, Marco Gallo, ha voluto citare il Buongiorno di Mattia Feltri sul quotidiano La Stampa del 4 gennaio scorso,  in cui si mettono in paragone  i ragazzi iraniani “scesi in piazza per chiedere diritti civili, di vestirsi come gli pare, di avere i libri che desiderano, di svincolarsi dalla sharia, la legge di Dio che annienta ogni scelta umana” e  i ragazzi italiani “così sfiduciati o disillusi o forse banalmente disinteressati che il 70 per cento dei diciottenni non andrà a votare”.

“I ragazzi iraniani - ha  sottolineato Gallo - sono stati arrestati e sembra che questa spinta contro la repressione sia stata ancora una volta soffocata. Mentre da noi, dove la libertà è un dato di fatto scontato, in molti non fanno che lamentarsi in  internet e si sentono deresponsabilizzati da ogni cosa.  A beneficio di questi ultimi e di  tutti noi, che siamo nati liberi, va coltivata la memoria e si svolgono cerimonie come questa, per tenere sveglie le coscienze”.

Il sindaco di Costigliole Saluzzo, Livio Acchiardi, ha citato una frase di Piero Calamandrei, da un suo discorso del 1955 ai giovani sulla Costituzione: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.

Alla commemorazione, organizzata insieme con l’Anpi Busca e all’Associazione 5 gennaio 1944 di Costigliole, era anche presente il sindaco del Comune di Oriolo (Cosenza), Sergio Bonamassa, in ricordo dei suoi concittadini periti nell'eccidio di Ceretto, sono intervenuti i ragazzi dell’istituto scolastico e il complesso bandistico  di Costigliole Saluzzo ed hanno partecipato molti sindaci e delegazioni comunali della provincia nonchè personalità politiche. .
 
La strage
Il 5 gennaio 1944 a Ceretto furono uccisi 27 innocenti per dare una lezione, per far capire alla popolazione del saluzzese che i nazifascisti erano decisi a non permettere che la “malapianta” della Resistenza potesse protendersi verso la pianura, una pianura il cui controllo era assolutamente necessario per mantenere i trasporti con Torino.
 
L’azione repressiva ebbe evidentemente carattere intimidatorio, dal momento che nella zona non esistevano ancora formazioni partigiane organizzate e quindi fu facile per le forze tedesche e per le esordienti truppe della Repubblica di Salò procedere all’operazione. Si volle tuttavia trovare un pretesto, creare il “casus belli”. Si disse che l’azione contro Ceretto fosse la “naturale” conseguenza di una azione “ribellistica” condotta da 5 giovani costigliolesi il 23 dicembre 1943 a Villafalletto, durante la quale era rimasto mortalmente ferito un carabiniere.
 
Tutto incomincia alle 10 del mattino. I reparti nazifascismi arrivano alle prime case sparse lungo la strada fra Villafalletto e Costigliole per dare avvio al rastrellamento. Il primo a cadere sotto le raffiche nemiche è Giovenale Falco che stava cercando di salvare il suo bestiame dalle fiamme appiccate alla stalla dagli stessi assassini. I militi nazifascisti proseguono verso Costigliole bruciando, saccheggiando, distruggendo e uccidendo con un impeto davvero barbarico (erano forse un po’ meno aggressivi i tedeschi delle camicie nere, ricordano unanimemente i testimoni). Ecco l’elenco delle vittime, in ordine di “massacro”: Alessandro Conte, Stefano Bertaina, Chiaffredo Barbero, Giuseppe Corsetti, Pietro e Stefano Del Piano (fratelli), Francesco e Giuseppe Caruso (fratelli), Domenico Falco, Giovanni Battista Ramonda, Antonio Bruno, Giovanni Battista Salomone, Angelo Falco, Lorenzo Ramonda, Domenico Garello, Michelangelo Abello, Giovanni Abello, Giuseppe Abello, Giovanni Trova, Giuseppe Dao, Pierino Abello, Michele Fornasero, Giovanni e Vittore Garino (padre e figlio), Giuseppe Aimar, Francesco Giordano.
 
Alla fine della tremenda giornata risultavano distrutte o gravemente compromesse 27 cascine; erano andati in fiamme  4.390 metri quadrati di tetto, 8000 Mg di fieno, 6.180 Mg di paglia, 42 quintali di grano, 32,5 quintali di granoturco, 2,10 quintali di fagioli, 9,4 quintali di patate, rubate o distrutte 35.500 lire; i danni complessivi furono calcolati in 4 milioni di lire dell’epoca.
(da libro “Ceretto, 5 gennaio 1944” )


Medaglia d'argento la valore civile
Nel 2006, per l'eccidio del 5 gennaio 1944, i comuni di  Busca e Costigliole sono stati insigniti della medaglia d'argento al valore civile con la seguente motivazione: “Piccolo centro cuneese, durante l'ultimo conflitto mondiale, subiva una delle più feroci rappresaglie da parte delle truppe naziste, che trucidarono brutalmente numerosi cittadini inermi ed incendiarono una ventina di case rurali. Lo popolazione, con eroico coraggio e indomito spirito patriottico, partecipava alla guerra di Liberazione e offriva ammirevole prova di solidarietà umana nel dare ospitalità ad alcune famiglie ebree”.
 

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