Descrizione

La città

Busca è oggi una città di circa 10.000 abitanti, costituita da un centro storico, configurato nello spazio delle antiche mura, e dalle numerose frazioni circostanti.
E' collocata in una felice posizione geografica, ai piedi della collina morenica che la circonda ad anfiteatro e che, riparandola dai venti freddi, le conferisce un clima mite apprezzato fin dall'antichità.
L'economia della città verte sul terziario, l'agricoltura e alcune attività artigiane. Nei secoli scorsi, sino alla seconda guerra mondiale, era fiorentissima a Busca l'industria serica con una produzione di altissima qualità, nota ed esportata sino in America.

Origine del nome

Gli studiosi sono concordi nell'attribuirne, come molti altri con suffisso ''sca'' o ''sco'' (quali Venasca, Airasca, Brossasco), un'origine celtica o germanica. Busca può essere riferita sia al celtico ''Buxilla'', sia al germanico ''Busch'', al plurale ''Busche'', oppure ”Buschchen”: tutti nomi che indicano un territorio coperto da cespugli, un boschetto.
Pare leggendaria la tesi secondo la quale il nome di Busca si deve al fatto che essa sorse sulle rive del Maira in seguito all’incendio di Antilia (nome mitico di un antico paese posto sulla collina di San Martino) della quale non rimase neppure ''un'esca''.
Il nome compare per la prima volta in un documento datato 6 dicembre 1123.
 

Dalla preistoria alla tarda antichità

Nelle campagne della frazione San Martino sono stati rinvenuti reperti (rivestimenti di capanne in giunchi e arnesi) che risalgono alla tarda età del Bronzo, secondo millennio a.C..
Una lapide in caratteri Etruschi testimonia che il popolamento della zona non ebbe interruzioni nel corso della storia e che 2000 anni fa sul territorio sorgeva una stazione commerciale etrusca, sulla via di comunicazione fra il Piemonte sud-occidentale e le colonie greche di Nizza e Marsiglia.

L'Epoca Romana

Scavi compiuti intorno al 1950 hanno portato alla luce una necropoli romana nella zona precollinare e sul monte Pagliano; il territorio infatti era stato colonizzato dai romani della Colonia Julia Augusta, situata nei pressi dell'attuale Centallo, e suddiviso in grandi latifondi tra i possidenti romani, per godere del microclima salubre della collina dove crescevano ulivi e viti. La popolazione abitava nelle "ville" di Attissano (dal nome del proprietario Atticius) e di Bovignano (dal nome del romano Bebennius).
Numerosi reperti di epoca Romana, risalenti ai secoli dal I al III d.C., sono stati trovati alle falde della collina e si trovano nel museo civico di Cuneo o in quello archeologico di Torino.
 

Il Cristianesimo

La realtà buschese ha inizio in questa zona collinare con la penetrazione del Cristianesimo tra il V -VII secolo.
I preesistenti fundi romani di Bebennius, Atticius, Roxius e forse Neronis si trasformarono in villaggi con l'edificazione della chiesa parrocchiale dedicata a Maria, Santa Maria di Bovignano (oggi Madonna del Campanile), Santa Maria di Attissano, San Quintino e San Maria del Nerone.
Roxius è l'attuale centro di Rossana.
Prima del 1000 fu eretta la Pieve di San Martino.

Nel Medioevo

Con la caduta dell'Impero Romano e l'arrivo del Longobardi e dei Carolingi (secoli VII-IX d.C.) le ville si ampliarono in villaggi. Della loro presenza resta il ricordo in toponimi collinari: Pragamondia, Belmonte, Monte dei Borgognoni.

I Saraceni - Il primo centro fortificato

Durante il X secolo i Saraceni, stanziati nel golfo di Saint Tropez, raggiungevano anche le valli cuneesi con le loro tremende scorribande. Poiché i villaggi collinari erano ormai insicuri, vennero abbandonati dagli abitanti che, scesi nella pianura, si stanziarono sul cuneo formato dal rio Talutto e dal Maira e qui edificarono un ricetto fortificato, costituendo quartieri distinti intitolati agli antichi villaggi.
La costruzione del castello inferiore da parte dei cuneesi nel 1200 venne ad ostruire la strada che, proveniente da Torino attraversava il borgo fortificato per procedere nella Valle Maira. Fu allora che il nuovo centro si ampliò, sino alla Strada Maestra (attuale via Umberto), il quale si arricchì dei portici medioevali nei secoli successivi.

 




Il Marchesato di Busca

Alla metà del XII secolo risale il Marchesato di Busca. Il primo dei Marchesi è Guglielmo, figlio di Bonifacio del Vasto, intorno al 1155; gli succedettero il figlio Berengario (1158-1211), il figlio di quest'ultimo Guglielmo II (1211-1231) e, l'ultimo della stirpe, Enrico (1231-1284).
Ben presto Busca fu "stretta" tra il sorgere della nuova città di Cuneo (1198) e l'affermarsi della potenza militare del Marchesato di Saluzzo. Proprio ad opera di Tommaso I di Saluzzo, il marchesato cadde mentre Enrico era ancora in vita (1281).
Durante i 126 anni della loro Signoria, i Marchesi di Busca costruirono il castello sulla collina, probabilmente sulle rovine dell'antico "castrum" romano. Di quella costruzione oggi rimangono i ruderi denominati "Castellaccio".
Ai Marchesi si deve anche la costruzione dell'attuale chiesa di Santo Stefano, seconda parrocchia di Busca, dopo quella costruita dentro la città muraria.




Dai Signori di Saluzzo ai Savoia

Dal 1281 al 1305 Busca rimase sotto la Signoria dei Saluzzo, poi passò agli Angioini, ai quali si era sottomessa anche Cuneo.
Dal 1347 al 1358 ritornò al Marchese di Saluzzo. Poi, ancora, nel 1359, ripassò sotto gli Angioini, fino al 1361, quando Giovanna d'Angiò, riconoscendo di non poter proteggere Busca dagli assalti dei Marchesi di Saluzzo, lasciò libera la città di scegliersi un nuovo Signore.
Il 7 aprile 1361 i procuratori del Comune stipularono patti con il Conte Amedeo di Savoia. Da quel momento Busca rimase possesso della Casa Savoia, tanto che, lo ha ricordato lo stesso Vittorio Emanuele III ad una delegazione di buschesi mentre era ancora in esilio, anche egli si fregia, fra i tantissimi altri, del titolo di Marchese di Busca.

Il Quattrocento


Fu un secolo tormentato dalle continue scorrerie di bande armate al servizio di signorotti locali o operanti "in proprio". Il ricetto di Busca offriva riparo ai contadini del circondario.
In questo secolo svolgono la loro attività il fratelli Matteo e Tommaso Biazaci di Busca, esponenti della pittura tardomedievale piemontese, attivi in Liguria, nelle Valli Maira e Varaita e a Busca nelle cappelle di Madonna del Campanile, di Santo Stefano e di San Sebastiano e altre purtroppo scomparse.
Risale al Quattrocento anche la cappella di San Giacomo, che segnava il passaggio di pellegrini verso il santuario di Santiago di Compostela.

 



Il Cinquecento

Nel 1536 Busca passò sotto il dominio della Spagna, costituendo un baluardo sabaudo-spagnolo incuneato nel territorio del Marchesato di Saluzzo, alleato della Francia.
Nel 1537 ci furono due tentativi di espugnare la città da parte dei francesi, entrambi respinti. Nel 1552 il generale francese De Brissac riuscì infine ad entrare in Busca. I francesi fecero fortificare la città con poderosi bastioni. Con la pace fra Francia e Spagna, nel 1559 il duca Emanuele Filiberto di Savoia riebbe la sua Busca: sotto il suo governo aumentò la popolazione e si estesero le colture agricole.
Nuovi canali irrigui furono derivati dal Maira: la bealera della Presidenta (1554) e quella della Ceaglia (1562) e fu ampliato l'alveo del già esistente Varaglia (1585).

Il Seicento

Nel 1630 la peste dimezzò la popolazione: si calcola che i morti furono oltre duemila. Finita la terribile epidemia, Madama Cristina di Francia, vedova del duca Vittorio Amedeo di Savoia, ed i cognati principi Tomaso e Maurizio diedero vita ad una vera e propria guerra civile. Busca si schierò con il suo Signore feudale, Tomaso, e dovette subire le ire della vittoriosa Madama Cristina. Nel 1642 si arrivò, infine, alla pace fra i parenti Savoia.
Gli abitanti, oltre a subire morti e devastazioni, alla fine di ogni guerra pativano anche le tribolazioni per pagare le tasse necessarie a far fronte ai debiti da quelle causati.
Nel 1693 Busca fu ancora occupata dalle truppe francesi del generale Catinat.
Nonostante le traversie del tempo, la confraternita della Santissima Trinità costruì la sua chiesa ed il suo ospedale sulle rovine del Castello inferiore, che le erano state concesse dal Comune. L'apertura al culto avvenne nel 1660.



Il Settecento

Nel 1707 l'intera armata dell'imperatore d'Austria, alleato del duca Vittorio Amedeo, si accampò a Busca durante il viaggio di trasferimento a Nizza per combattere il re di Francia Luigi XIV.
Nel 1743 riecco i francesi: arrivarono a Busca da Cuneo, città che stavano mettendo sotto assedio. Questa volta i buschesi aprirono loro le porte e così furono ben trattati dagli invasori. Si trattò però di una breve apparizione: dopo pochi giorni gli "ospiti" se ne andarono e Busca non fu più molestata dalle guerre fino all'ultimo decennio del secolo.
Nel 1796 Napoleone sconfisse il re Vittorio Amedeo III e firmò la pace di Cherasco. Nel 1798 il nuovo re Carlo Emanuele IV fu costretto dai moti rivoluzionari a fuggire in Sardegna.
Il 26 dicembre 1798 venne innalzato nella piazza della Confraternita Rossa l'albero della libertà e costituita la prima Municipalità, cioè il nuovo Consiglio comunale. Come si sa, le monarchie ben presto tornarono alla riscossa: il 6 giugno 1799 arrivò a Busca una compagnia di soldati austro-russi che abbatté l'albero della libertà. Il ritorno fulmineo di Napoleone, nel 1800 riportò l'albero della libertà al suo posto e la città venne coinvolta nelle sorti dell'impero napoleonico: con la coscrizione obbligatoria fornì molti dei suoi giovani alle armate imperiali.
In campo sociale ed artistico il secolo fu molto fecondo. Nel 1717 si diede inizio alla costruzione della chiesa parrocchiale su disegno dell'architetto Francesco Gallo. Nel 1727 anche la Confraternita della Santissima Annunziata decise di edificare la sua chiesa e affidò il progetto alla stesso Gallo.
Alla politica agraria napoleonica è dovuta la completa distruzione del bosco della Fraschetta e al suo posto si formò la nuova comunità di San Chiaffredo.
La "dialettica" tra le due confraternite dei Bianchi (Annunziata) e dei Rossi (Trinità) produsse opere utili alla comunità. Nel 1702 Comune e Confraternita della Santissima Trinità diedero formazione all'ospedale per i poveri infermi. A sollievo dei poveri venne applicata poi l'Opera della Madonnina, che era stata fondata per regolare la devozione sorta attorno ad un dipinto (1745) murale che si diceva miracoloso.
La Confraternita dell'Annunziata fondò (1755) il Monte di Pietà e, pochi anni dopo, l'orfanotrofio per il ricovero, l'assistenza e la formazione professionale di bambini abbandonati.

L'Ottocento e il Novecento

Dopo la restaurazione succeduta al periodo napoleonico e il ritorno di Busca ai suoi antichi Signori, non ci furono in questo secolo turbolenze e pericoli per la città.
Nel 1835 si iniziò, per iniziativa del Vicario, la costruzione del nuovo ospedale.
Si succedettero tre epidemie di colera e specialmente quella del 1830 lasciò un gran numero di orfani. Intanto il regno d'Italia si sostituì a quello di Sardegna. Durante tutto il secolo e anche in quello successivo Busca non lesinò giovani leve per tutte le guerre, da quelle del Risorgimento, alla Prima Grande guerra, da quelle coloniali, alla Seconda Guerra Mondiale.
Alla metà dell'Ottocento risale la rettifica delle strade Busca-Costigliole e Busca-Cuneo, con la costruzione del nuovo ponte sul Maira e l'arrivo della stazione ferroviaria con le linea Saluzzo-Cuneo e Busca-Dronero, voluta da Giovanni Giolitti.
Al periodo fascista risale la costruzione delle scuole elementari.

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