Tutto esaurito ieri per le visite ai canyon dell’alabastro rosa di Busca

Dettagli della notizia

Emozionante scoperta di un piccolo tesoro naturalistico della collina di busca

Data:

29 Maggio 2017

Tempo di lettura:

3 min

I cinque canyon, tre dei quali visitabili, si trovano su un terreno privato non protetto e non sono accessibili senza guida
I cinque canyon, tre dei quali visitabili, si trovano su un terreno privato non protetto e non sono accessibili senza guida
Un’attrattiva unica, un’emozione, una scoperta: ecco cosa sono  le “grotte a cielo aperto”, i canyon dell’alabastro rosa di Busca, uno dei tesori della nostra collina, che il Comune, per iniziativa dell’assessore Ezio Donadio, sta avviando ad una riscoperta scientifica e turistica.
 
La seconda visita guidata ai canyon, dopo quella dell’anno scorso, organizzata ieri dall’assessore comunale alla Collina, Ezio Donadio, con la collaborazione di Emanuele Costa e Alessandra Marengo, professore e ricercatrice  del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, ai canyon ha avuto in breve  tempo il tutto esaurito di iscrizioni nei sei turni giornalieri a “numero chiuso” di 20 persone per volta e con trasporto gratuito con bus navetta. Molte in più le richiese di partecipare, giunte anche  da diverse città della provincia e della regione, alle quali, per il momento, non si è potuto dare soddisfazione per il carattere sperimentale di questa prima uscita e per le non facili procedure di messa in sicurezza dei partecipanti che devono muoversi su un luogo privato e non ancora attrezzato alle visite individuali.

“Un’latra giornata – dice l’assessore Donadio – che ci stimola a continuare nel nostro proposito e a piccoli passi cercheremo di perseguire il nostro progetto di lancio complessivo della collina e della città dal punto di vista della promozione turistica culturale e ambientale. Per farlo stiamo mettendo a frutto tutte le risorse che abbiamo adisposizione, a partire dal volontariato. A questo proposito, voglio ringraziare in particolare il volontari della protezione civile comunale, che lavorano da sempre alla pulizia e alla messa in sicurezza dei percorsi collinari e dei parchi cittadini e i professori Costa e Marengo, che hanno fatto da guida con grande efficacia”.

Antichissime
Le ex cave dell’alabastro rosa di Busca, hanno spiegato gli esperti, sono antichissime grotte, formatesi almeno 350.000 anni fa, a tanto si ferma per ora la datazione in base alle ricerche fin qui concesse dai fondi a disposizione e venute in parte a cielo aperto in seguito all’erosione della collina sovrastante.  
 
Si tratta di cinque gole di lunghezza variabile, fino a oltre un centinaio di metri, due delle quali sono state visitate ieri, profonde anche una trentina, che si trovano  sulla collina dell’Eremo, versante orientale, a quota 650 metri, particolarmente suggestive, dai variegati colori che muovono dal rosa scuro al verde muschio, anche a seconda di come vi incide la luce nelle varie ore del giorno.

L’alabastro di Busca è una roccia calcarea, composta essenzialmente da calcite che si è deposta sotto forma di stalattiti, stalagmiti e altre concrezioni che, se sottoposte a tecniche sofisticate, permettono di determinare il clima presente nell’area a partire da glaciazioni molto più antiche dell’ultima, alla quale risale per esempio   l’unica altra area sede di ricerca scientifica di paleoclima del Piemonte, Rio Martino di Crissolo, dove i sedimenti fin qui analizzati si fermerebbero a 10.000 anni fa.

Portato ad esempio
Non per nulla l’esempio di Busca è stato portato all’attenzione di vari studiosi in occasione di almeno quattro recenti convegni nazionali ed internazionali di geologia, mineralogia e conservazione dei beni culturali e naturalistici.

Dal punto di vista storico, ed in particolare della storia dell’arte, inoltre, l’impiego dell’Alabastro di Busca è stato diffuso in chiese e case nobiliari dalla metà del Settecento fino alla metà del secolo scorso in tutto il Piemonte ed anche in Francia in tante opere di pregio. La più recente e curiosa presenza dell’Alabastro di Busca è stata rinvenuta nella composizione di un caminetto attribuito alla casa di Napoleone ad Ajaccio. Quanto fosse ritenuto prezioso in quelle epoche è testimoniato anche dal fatto che in diverse chiese esso venisse imitato con dipinti, come nella parrocchia Maria Vergine Assunta.

Immagini

Ultimo aggiornamento: